L'emozione del disgusto
Il tuo inconscio ha scelto questa emozione perché il disgusto è una soglia, un confine profondo tra ciò che può entrare nella tua vita e ciò che il tuo sistema non è più disposto ad accogliere, e quando emerge non lo fa mai per caso ma come segnale raffinato di una coscienza che sta maturando.
Il disgusto è un’emozione primaria, antica, viscerale, che si manifesta come una contrazione immediata, spesso accompagnata da nausea, chiusura dello stomaco, irrigidimento della gola, bisogno di allontanarsi, di voltare lo sguardo, di dire interiormente no, ed è molto diversa dalla rabbia o dalla paura perché non spinge all’attacco né alla fuga ma alla separazione, alla selezione, alla protezione.
Ciò che si prova è una repulsione netta, a volte improvvisa, a volte sottile e costante, come se qualcosa dentro dicesse questo non mi appartiene, questo mi invade, questo viola un confine profondo.
A livello biologico il disgusto serve a proteggerci da ciò che è tossico, nocivo, pericoloso per il corpo, ma a livello emotivo e spirituale svolge la stessa funzione per l’anima: impedisce l’assimilazione di esperienze, relazioni, dinamiche, parole, ruoli che non sono più compatibili con la nostra verità.
In metamedicina il disgusto è spesso collegato a un rifiuto profondo, non espresso, di una situazione che si continua a vivere contro se stessə, di un compromesso forzato, di un adattamento che ha superato il limite della sopportazione, e per questo si somatizza soprattutto nello stomaco, nell’intestino, nel fegato, nella cistifellea, nella bocca, nella pelle e talvolta nel sistema ormonale, perché il corpo cerca di espellere ciò che non riesce più a digerire simbolicamente.
In psicosomatica il disgusto compare spesso in persone che hanno imparato presto a ingoiare, a far finta di niente, a dire sì quando dentro c’era un no, e arriva quando l’organismo non riesce più a sostenere quella scissione interna, quando l’inconscio decide che è più sano sentire repulsione che continuare a dissociarsi.
Nelle costellazioni familiari il disgusto può non appartenere solo a te, ma essere il portatore di un rifiuto antico, di qualcosa che nel sistema non è mai stato guardato, accolto o elaborato, come un segreto, un abuso, una vergogna, un’esclusione, e tu potresti sentire disgusto non tanto per ciò che accade oggi, ma per una memoria sistemica che finalmente chiede di essere separata, restituita, rimessa al proprio posto.
Quando l’inconscio sceglie il disgusto sta dicendo che è tempo di smettere di assimilare ciò che non è nutriente, è tempo di riconoscere che alcune cose vanno semplicemente lasciate fuori.
Gli Esseri di Luce e l’inconscio del ricevente comunicano che il disgusto non è un’emozione bassa o da reprimere, ma un atto di amore verso se stessə, un sì al proprio sistema di valori, un no a ciò che viola la propria dignità, e invitano a non giudicare questa emozione ma ad ascoltarla come una bussola.
Il corpo chiede coerenza, chiede allineamento, chiede che ciò che senti dentro venga onorato anche nelle scelte esterne.
Per liberare il corpo dal disgusto in modo sano non serve sfogarsi come con la rabbia né sciogliersi come con la tristezza, ma serve espellere e separare consapevolmente: sputare simbolicamente ciò che non vuoi più, scrivere ciò che ti ripugna e strapparlo, fare respiri profondi con l’espirazione dalla bocca immaginando di liberare tossine emotive, muovere l’intestino con camminate dolci o torsioni lente, lavorare sulla voce dicendo ad alta voce questo non mi va più, questo non lo accolgo più, perché il disgusto chiede verità incarnata.
Quando onori questa emozione senza colpa, il corpo smette di somatizzare perché sente di essere ascoltato, e il sistema nervoso si rilassa perché il confine è stato ristabilito.
Il disgusto arriva quando sei prontə a scegliere te, anche se questo significa deludere, separarti, cambiare, e il suo messaggio più profondo è che non tutto ciò che è stato possibile ieri è ancora accettabile oggi, e riconoscerlo è un atto di maturità dell’anima.
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